DIOR TO NOW

Posted on Febbraio 2, 2016

Christian Dior poté fondare la sua casa di moda grazie ai finanziamenti dell’uomo d’affari Marcel Boussac. Con un capitale iniziale di ben Sessanta Milioni il “Dittatore Garbato”, com’era chiamato dalla stampa dell’epoca, aprì nel 1947 al 30 di Avenue Montaine un atelier con ben ottanta impiegati, cominciando a lanciare le sue collezioni di moda. Sin dalla prima seppe imporre il suo gusto e la sua visione, innovativa e rivoluzionaria per l’epoca. La sfilata, passata alla storia come “Il New Look”, decretò il tramonto di tutto ciò che era stato prima e dettò nuove regole. Dior continuò ogni stagione a lanciare una nuova silhouette, che mandava in soffitta il guardaroba della stagione precedente: linea a A, Linea a H, a Corolla… La Maison Dior era il faro dell’eleganza e stabiliva i dettami della moda. Nel 1957, relativamente pochi anni dopo, Christian Dior scompare lasciando il trono vuoto. È deciso di promuovere sul campo il suo delfino, il giovanissimo Yves Saint Laurent. Saint Laurent era stato presentato a Christian Dior da Michel De Brunhoff, editore di Vogue France, che ne aveva intuiti il talento e soprattutto la contiguità stilistica con Dior.

Entrato in Maison come suo assistente, Yves si forma e matura il proprio stile sotto la di lui guida. Quando gli è chiesto di succedere al suo maestro gli verrà naturale continuare secondo le direttive da lui tracciate. La prima collezione sotto la sua egida lancerà la Linea Trapezio, dal volume a triangolo isoscele, giovane e moderna, un enorme successo. Compaiono nelle collezioni che Saint Laurent disegna per Dior i primi segni del suo stile innovativo, giacche con colli sportivi e giubbotti in coccodrillo profilati di visone nero che paiono una riedizione di lusso di quelli lanciati da Marlon Brando nel Ribelle. Nel 1960, nel pieno del successo, Saint Laurent è però costretto ad arruolarsi nell’esercito francese, impegnato nella Guerra d’Indipendenza in Algeria. Bastano solo venti giorni perché i nervi del principe della moda saltino, la vita militare e il duro nonnismo lo porteranno a dover essere ricoverato nell’ospedale militare. Decisamente la vita militare non fa per lui e si profila la riforma per esaurimento nervoso. Boussac, nazionalista a oltranza non può accettare una tale debolezza per l’astro della maison più importante di Francia. Ancora ricoverato Yves Saint Laurent riceve la notizia che è stato licenziato da Dior. diortonow3Il successore è scelto anche stavolta tra le fila interne: Marc Bohan, giovane stilista parigino, che aveva mosso i primi passi nella Maison Piguet e si era formato al fianco di Edward Molyneux. Dopo aver disegnato una collezione sotto il suo nome, era poi passato a disegnare le collezioni couture di Jean Patou, altra gloria nazionale. Aveva disegnato poi le linee destinate al mercato inglese della Christian Dior, per essere promosso sul campo a rimpiazzare il giovane genio, oramai fuori gioco per la sua debolezza di nervi. Lo stile di Bohan era apparentemente semplice, ispirati dall’eleganza anni Venti, e riportava la Maison Dior sulle linee tracciate dal suo fondatore. diortonow4 Bohan resterà alla guida del nome più glorioso di Francia per trent’anni, traghettandolo attraverso le difficili acque che vedranno la Francia perdere il suo primato nella moda, la nascita del prêt-à-porter, il Sessantotto francese e il nuovo ruolo che la donna assume nella società.diortonow6La sua cifra sarà sempre quella di porre la cliente al centro dell’ideazione. Le sue collezioni sono l’Alta Moda per eccellenza: impeccabili, di altissima qualità, raffinatissime e pensate per essere indossate nelle giuste occasioni. Vestirà Grace Kelly, divenuta Principessa di Monaco, e la giovane Carolina di Monaco si sposerà con un suo abito. Le grandi dive come Liz Taylor e le miliardarie come Christina Onassis ordinano interi guardaroba da Dior.diortonow8 Il nome di Christian Dior, in un mercato molto più difficile e concorrenziale continua la sua strada e resta comunque sinonimo di altissimo prestigio sebbene si delinei sempre più come un classico.diortonow7Negli anni Ottanta le regole cambiano ancora, tutto si accelera e i nuovi astri della moda pronta, anche francese, rubano la scena. La Maison vive il suo momento peggiore. A superare queste difficoltà, che non erano solo di ordine stilistico, interviene Bernard Arnault che diviene presidente del consiglio di amministrazione, amministratore delegato e managing director dell’azienda. Arnault focalizza la produzione di Dior sull’Haute Couture, che diviene fonte di guadagno e motore per tutti gli altri comparti. La mossa è quella giusta e la Dior si risolleva, arrivando a fatturare il 32% dell’intero capitale di LVMH, l’holding di cui oramai fa parte. diortonow5Arnault, brillantemente, concepisce un nuovo colpo di teatro, qualcosa che dia nuova spinta e richiami l’attenzione della stampa internazionale. Nel 1989 chiama a succedere a Marc Bohan, quale direttore artistico, un nome già affermato e seguitissimo dalla stampa: l’italiano Gianfranco Ferrè. Ferrè da qualche stagione, oltre che le linee di moda pronta con cui è divenuto famoso, firma la sua linea di Alta Moda. Presentate a Roma, queste avevano evidenziato più di un punto in comune con i grandi nomi della leggendaria couture francese. I plissè esplosivi di Fath e le azzardate architetture del New Look avevano ispirato più di una passerella del Designer lombardo.  L’operazione è quella delle grandi mediazioni internazionali e dei trattati d’importanza mondiale: Ferré chiude la sua linea d’Alta Moda e per un certo numero di giorni dovrà essere presente in Maison.diortonow9La prima collezione è un’ode a Monsieur Dior, tutti i classici del fondatore sono riproposti. I tessuti maschili abbinati all’immacolato piqué, le stole di pelliccia, i gonnelloni, i fiori e le ampie crinoline. Alle soglie dell’ultimo decennio del Novecento Ferré sceglie il revival. Traccia con precisione geometrica le linee della sua direzione artistica, stabilendo il linguaggio originario del fondatore come specifica di progetto. Certo i volumi sono riattualizzati, la donna è quella contemporanea ma l’allure e lo spirito sono quello che le foto d’epoca e le pagine ingiallite delle riviste di moda ci restituiscono dello stile pensato da Christian Dior. diortonow11
diortonow10Le collezioni si succedono sempre più opulente e la clientela ne è entusiasta, soprattutto quella araba. Nella sciovinistica Francia un Italiano guida con successo il nome più prestigioso della moda parigina.diortonow12diortonow14diortonow13Le regole della moda vogliono però che ci sia sempre novità e nel 1997 la novità è ciò che un designer inglese, ma nato a Gibilterra, sta imponendo sulla scena internazionale. John Galliano, dopo esordi in bilico tra lo stile iconoclasta della Westwood e quello provocatorio di Gaultier, ha trovato la propria cifra nella nostalgia, nel ricreare figure di donne replicanti di un’epoca passata, dove tutte le mode coesistono e si mescolano, fantasmi che paiono esser stati evocati dalle pagine delle riviste patinate di moda scovate nel mercatino delle Pulci. Il designer di Moda si trasforma da stilista a Image Maker, in un creatore di sogni.diortonow15Galliano è chiamato dapprima a disegnare l’Alta Moda di Givenchy, ritiratosi a vita privata. Dopo una prima osannatissima collezione subentra alla direzione artistica di Christian Dior. Le prime passerelle sono riedizioni di quelle ideate per Givenchy, ma con un budget faraonico e maestranze in grado di compiere qualsiasi miracolo in tessuto. Nascono collezioni dove, in giardini incantati o sullo scalone dell’Operà di Parigi, si mescolano guerriere Masai in abiti Belle Époque e odalische di Poiret, la Marchesa Casati e le Dive del Cinema Muto e chi più ne ha più ne metta. Certo lo spirito di Dior a volte si fa fatica a riconoscerlo ma lo spettacolo è favoloso: come sfogliare uno straordinario libro di storia della moda, coloratissimo e straordinariamente decorato. diortonow16diortonow17Pian piano l’archivio Dior però conquista Galliano, sempre più l’esprit della Maison sostituisce il fertile immaginario dello stilista e le collezioni acquistano maggiore unità. Il diktat è sempre quello: Il New Look, così come c’è narrato nelle foto di Irving Penn e dei grandi fotografi dell’epoca d’oro della moda. Persino le modelle in passerella ne assumono le medesime pose. Ogni collezione è una storia a sé ma in tutte possiamo riconoscere lo stesso abito, che in un magico gioco di specchi si riproduce in migliaia di sfaccettature differenti, come nella spettacolare collezione per i Sessant’anni di storia o in quella ispirata all’Antico Egitto. diortonow21diortonow20diortonow19diortonow18Dior è ai suoi massimi livelli, la mole di lavoro che investe Galliano arriva però a schiacciarlo. Il 25 febbraio del 2011 John Galliano è arrestato in stato d’ebbrezza a Parigi per comportamento violento e insulti antisemiti. Un video che documenta l’accaduto gira sul web, è la morte civile per l’ormai ex stella della moda. È sostituito per una collezione dal suo braccio destro Bill Gaytten, finché ad aprile è chiamato a reggere il timone Raf Simons.diortonow22Raf Simons fa parte della Scuola d’Anversa, il gruppo di stilisti che ha determinato la moda degli anni Novanta. Nasce come innovativo designer di prêt-à-porter maschile ma ha disegnato per alcune stagioni le collezioni maschili e femminili di Jil Sander, avendo un grosso successo. Raf Simons è un innovatore, è moderno e ha fama di minimalista ma alla sua prima prova con la couture non tradisce le attese. diortonow25diortonow26La collezione che Raf Simons presenta è fresca e contemporanea, ma comunque preziosa e ricercata. Una riflessione sull’eredità lasciata da Christian Dior, impiegando sì l’alfabeto del New look, che ha la sua epitome nel famoso tailleur “Bar”, ma per una storia nuova, lontanissima dalle teatrali e scenografiche rappresentazioni cui Galliano aveva abituato. Stavolta i capi possono essere davvero indossati, soprattutto da quella clientela giovane cui si comincia ad ammiccare da più fronti.diortonow27diortonow24La direzione artistica della Christian Dior è però una macchina enorme e implacabile, il sistema moda è totalmente schiacciato da un lato dalla crisi mondiale e dall’altro dal sorgere del Fast Fashion. È chiesto sempre di più e sempre  più velocemente. Raf Simons comprende che il sistema finirebbe per spersonalizzarlo, per togliergli ogni possibilità di riflessione. diortonow23diortonow28

“Dopo una lunga e accurata riflessione, ho deciso di lasciare la mia posizione come direttore creativo di Dior” con queste parole, nel 2015 Raf Simons comunica il suo abbandono del trono, la “grande rinuncia” del posto più ambito della moda francese.

La prima collezione di Alta Moda dopo la sua fuoriuscita è disegnata dallo studio interno e sembra seguirne ancora le direttive ma ancora nessun nome pare aver deciso di raccogliere la sfida, malgrado ogni giorno se ne prospetti uno nuovo.

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