WALTER ALBINI,

Posted on Novembre 10, 2015

Walter Albini è una delle figure fondamentali nella moda italiana, è considerato per certi versi il precursore del prêt-à-porter, eppure non ebbe mai grande appoggio dalla stampa italiana e oggi, fuori dei circuiti degli addetti ai lavori, è quasi del tutto dimenticato.

Gualtiero Angelo Albini nasce a Busto Arsizio il 3 marzo del 1941; sin da giovane manifesta la sua natura creativa e frequenta l’Istituto d’Arte, Disegno e Moda di Torino. A soli diciassette anni comincia a collaborare con riviste e giornali di settore, realizzando schizzi dalle sfilate d’alta moda di Roma e Parigi.

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Qui incontra Coco Chanel, e resta folgorato dal personaggio; negli anni la figura e lo stile della mitica couturier parigina resteranno dei riferimenti costanti nella moda di Albini.

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In questi anni il giovane e squattrinato Walter è scoperto da Mariuccia Mandelli, fondatrice di Krizia, che colpita dai sui disegni gli chiede di collaborare in maniera continuata. Resta in Krizia per tre anni, l’ultimo a fianco di un altro esordiente d’eccezione: Karl Lagerfeld. Passa a disegnare per Billy Ballo, per Cadette e poi per Trell, marchi che dominano il mercato della moda pronta nella fine degli anni Sessanta.

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Oramai Walter Albini è un nome affermato e disegna sia per le principali piccole industrie, che rappresenteranno il motore della nascente nuova moda italiana, e sia per grandi marchi internazionali come Cole of California. Nel 1970 lancia la sua prima proposta di una moda “unimax”, cioè fatta di modelli conformi, per taglio e colore, per uomo e donna.

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Incontra l’imprenditore Luciano Papini, figura fondamentale nella carriera di Walter Albini, con cui fonda il marchio Misterfox. Ad aprile sfila a Firenze, al Pitti, la collezione “Anagrafe”: otto spose rosa in lungo e otto vedove in nero corto. Oramai è lo stilista, come lo definisce Anna Piaggi coniando il termine appositamente per definirlo, più conteso ma allo stesso tempo più insofferente a ogni limite della propria creatività. In questa cifra stilistica c’è tutto il suo genio e pure il suo limite. Non esita a rompere contratti di licenza vantaggiosi solo perché insoddisfatto della posizione di un fiocco!

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Egli stesso identifica il suo stile di vita con lo stile creativo, portando avanti in maniera intransigente l’idea di look totale: persino le sue abitazioni sono arredate coordinate alle sue collezioni di moda; ne disegna anche i tessuti, gli oggetti, i vetri e i mobili. La sua visione creativa è in anticipo sui tempi e precorre il futuro: abbandona Firenze, luogo sino allora deputato alle presentazioni di moda pronta, decidendo di presentare a Milano, nuovo fulcro delle attività industriali e tessili del paese.

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La collezione che presenta è realizzata da cinque marchi d’industria, specializzati in differenti tipologie di prodotto, che Walter Albini coordina secondo un progetto unitario di stile: un’innovazione assoluta. Walter Albini non segue solo lo stile delle collezioni, realizza persino le illustrazioni che le pubblicizzano, una serie di disegni che ancora oggi affascinano per capacità di sintesi e l’eleganza che trasmettono.

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La stampa estera è affascinata dalla sua figura e dal suo stile; lo definisce il “nuovo astro della moda italiana”e”bello in maniera pericolosa”, l’unico capace di fronteggiare il talento di Yves Saint Laurent, ma la stampa italiana non lo appoggia, dimostrandosi miope e provinciale.

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Nel 1973 Walter Albini, rompe tutti i contratti che lo legavano alle varie case di moda, per poi presentare a Londra una nuova linea per uomo e per donna col suo nome. Per la prima volta è presentata una prima linea d’immagine forte ma di vendita ristretta, supportata commercialmente da una seconda linea più abbordabile e di maggiore diffusione.

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In quell’anno apre uno showroom a Milano, in via Pietro Cossa, in cui sono vendute tutte le sue collezioni. Uno spazio elegante, tutto bianco, con grandi specchi ovunque. Prende casa a Venezia, sul Canal Grande, e ambienta una memorabile sfilata tra i tavolini del Caffè FlorianTutti i temi cari a Walter Albini sono presentati in una serie di capi di un’eleganza ineccepibile.

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L’atmosfera della città lagunare gli ispira il tema di una delle sue collezioni più famose: “le murrine” dove le stampe, gli accessori e i dettagli sono ripresi dalle caratteristiche perline in vetro soffiato degli artigiani locali. Sebbene abbia dato un decisivo impulso al prêt-à-porter, quale espressione di design applicato alla moda in modo innovativo, la sua moda aveva solidi riferimenti storici.

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Walter Albini inventa la nuova donna in giacca e pantaloni o chemisier, anni prima che Giorgio Armani facesse proprio lo stile androgino, guardando alle dive degli anni Venti e Trenta. Walter Albini, come Saint Laurent negli stessi anni, ripropone il revival quale intelligente forma di ricerca e reinterpretazione.

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Usa in maniera critica la contestazione e l’ironia; impone l’idea di un look totale, in cui particolari e accessori sono curati con attenzione estrema, quasi maniacale, eppure tutto pare naturale e distaccato, potremmo dire conseguenziale.

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Su tutto massima attenzione e cura hanno le stampe che, da vero artista, Walter Albini disegna personalmente e realizza in collaborazione con Etro e Rainbow, tra le più importanti realtà tessili della moda italiana.

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La sua attenzione maniacale ed estrema raffinatezza lo porta a presentare nel 1975 a Roma la sua prima collezione di Alta Moda. La collezione è ispirata a Chanel, e ne incarna totalmente lo spirito d’innovazione; svecchia in un colpo le polverose presentazioni romane con una serie di completi che riecheggiano le dive degli anni Trenta, sue icone e amori di sempre. “l’Alta Moda è morta, viva l’Alta Moda” egli stesso proclama, secondo il suo carattere di spirito ribelle e controcorrente.

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Walter Albini prosegue negli anni a regalare alla moda felici intuizioni e la sua idea di eleganza ispirata ai romanzi di Fitzgerald, ma la stampa italiana è sempre più distratta nei suoi confronti, attratta dai nuovi miti d’oltralpe. Nei primi anni Ottanta Walter Albini si spegne appena quarantaduenne, lasciando una lezione di stile, intuizione e innovazione che segna la moda italiana negli anni a venire, e che continua ad alimentarne il mito.

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