SCHUBERTH, IL SARTO DELLE DIVE
Schuberth fu conosciuto e amatissimo dal grande pubblico come dalle dive del tempo, vestì la principessa Soraya, Rita Hayworth, Ingrid Bergman, Bette Davis, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Anna Magnani.
Emilio Federico Schuberth nacque a Napoli, nel 1904; le sue origini erano avvolte nel mistero, chi lo dava parente del grande musicista, chi marito di una nobile austriaca; pare invece fosse figlio di un nobile di origine sassone e una famosa ballerina spagnola di flamenco, origini eccentriche che segnarono sin da subito il carattere originale e stravagante del couturier partenopeo. Giovanissimo si trasferì a Roma dove, dopo gli inizi incerti come pittore, iniziò a lavorare dapprima come modista e poi come apprendista presso la sartoria Montorsi.
Qui incontrò le nobili clienti della sartoria, e sarà proprio una di queste, la contessa Ratti, a spingerlo ad aprire un proprio atelier nel 1938. I suoi esordi lo vedono introdurre nel gusto raffinato della scuola sartoriale napoletana, di cui è originale continuatore ed erede, un tocco personale di sfarzo sfavillante.
I tessuti opulenti, i volumi importanti, le ricchissime lavorazioni e l’esaltazione del corpo femminile lo faranno notare dalla clientela, facendone nel tempo uno dei maestri indiscussi della moda italiana. La sua moda era rappresentazione di un vero e proprio stile di vita. Restano memorabili le sue gonne a ruota sovrapposte, l’abbondare di tulle e paillettes, i degradè e le ricche decorazioni pittoriche che ne fecero un maestro di stile per le soubrette della rivista.
I suoi abiti furono amatissimi dalle dive internazionali, di passaggio a Roma per interpretare i film nella nuova mecca del cinema: Cinecittà. Prese parte in quegli anni alla mitica sfilata di Palazzo Pitti del 1951; tutti conoscevano Schuberth e tutte volevano le sue creazioni. La principessa Soraya era sua assidua cliente, per lei fu creata la collezione Rosa Imperiale, una rivisitazione delle più celebri creazioni di Schuberth adattate alla principessa triste. Fin’anche le semplici vestaglie e le gonne logore e strappate che Gina Lollobrigida indossa in Pane, amore e fantasia, la provinciale, la romana portano la firma inconfondibile del creatore napoletano.
Le sue creazioni erano delle vere e proprie opere d’arte dallo stile inconfondibile: corpetti attillati, volant e lustrini sono la sua firma.
Schuberth raggiunge l’apice della fama nei primi anni Sessanta grazie al suo stile onirico e stravagante, ma anche per il suo personale modo di rappresentarsi: è considerato come chi ha rivoluzionato il ruolo del sarto, quasi invisibile, in quello dell’odierno stilista, grazie alla spettacolarizzazione della moda e della sua figura. Schuberth non rifuggiva il mondo dello spettacolo, anzi amava farne parte; oltre a partecipare a film e programmi televisivi, era solito camminare per le strade della Dolce Vita truccato e ingioiellato, circondato da mannequin che indossavano le sue creazioni, tutto per attirare l‘attenzione dei paparazzi su di sé e sulla sua moda.
Fu certamente un grande comunicatore, ma anche un grande imprenditore di se stesso, nel 1957 siglò un accordo con Delia Biagiotti per la realizzazione di una linea di moda pronta chiamata Miss Schuberth. Creò anche un profumo, che chiamò con evidente autoironico narcisismo Schu-Schu. Morirà nel 1972, l’intero suo archivio fu donato dalle figlie all’Università di Parma.