JACQUES FATH, ELEGANZA E GLAMOUR PARIGINO

Posted on Giugno 6, 2015

Jacques Fath è considerato uno dei tre stilisti più influenti della Parigi del dopoguerra, con Christian Dior e Pierre Balmain.

Jacques Fath era nato in una famiglia di origine fiamminga a Laffitte in Francia. Il padre avrebbe voluto fare di lui un broker finanziario ma nel suo corredo genetico c’era troppa creatività perché potesse sentirsi a suo agio in tale impiego: i suoi bisnonni paterni, Caroline e Theodore-Georges Fath, erano un’illustratrice di moda e uno scrittore, suo nonno paterno invece un noto pittore paesaggista. Sua nonna paterna, sarta e modellista, aveva lavorato nell’Haute Couture vestendo addirittura l’Imperatrice Eugenia, e trasmise al nipote un innato senso critico per l’abbigliamento femminile. Sin da piccolo, Jacques frugava per ore nell’armadio della madre e della sorella, correggendo i loro abiti e aggiungendo una grazia che prima non avevano, soprattutto ai loro cappellini. Lasciatosi alle spalle la breve parentesi come mediatore finanziario, in cui i suoi taccuini più che di numeri si riempivano di disegni di abiti e acconciature, grazie alla complicità di un suo intimo amico sarto approfondì la conoscenza per la moda e i tessuti. Prese lezioni di disegno sognando donne eleganti e affusolate, flessuose come giunchi e, insieme alla sorella del suo amico, fondò un primo atelier. I primi tempi però non andarono bene e il giovane Jacques piuttosto trovò maggiore distrazione nel ballo e nelle frequentazioni mondane; bello e aggraziato, dalle fattezze quasi femminili, non mancò di essere notato: Il regista Leonide Moguy lo volle per un suo film. Il film fu un fiasco ma paradossalmente decretò la sua fortuna; a dargli lezioni di recitazioni fu l’attrice Eve Francis, che si accorse delle sue spiccate capacità sartoriali e gli commissionò alcuni abiti, tale fu la pubblicità da farlo diventare in breve tempo il couturier preferito dalle dive del teatro e del cinema parigino.

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Nel salotto della Francis avvenne anche l’incontro che più di tutti marcò l’esistenza di Jacques Fath, quello con la bellissima modella Geneviève Boucher de la Bruyère, già segretaria particolare della mitica Coco Chanel. Jacques Fath con Geneviève creò un connubio indissolubile di vita e di lavoro: divenne la sua musa ispiratrice, la sua indossatrice e amministratrice tuttofare. Arrivarono persino a sposarsi, malgrado lui fosse evidentemente effeminato e lei notoriamente lesbica, ed ebbero nel 1943 un figlio: Philippe. I coniugi Fath seppero realizzare a una perfetta simbiosi, economico-sentimentale, furono genitori affettuosi e protagonisti degli eccentrici svaghi del dopoguerra: al mitico ballo dato a Venezia dal multimiliardario messicano Carlos de Bestengui spopolarono con i loro costumi da Re Sole, tutti d’oro e diamanti!  L’azienda prese così il volo, Jacques era uno dei grandi dell’Haute Couture Parigina; anche in piena guerra seppe prosperare, con un vezzo ironico verso i tedeschi occupanti realizzò abiti in lana scozzese che restano tra le sue più iconiche creazioni insieme agli abiti dai grandi colli in plissè.

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Al termine della guerra il suo atelier era il più prestigioso e seguito di Francia; tutte le più ricche nobildonne erano sue clienti, cui si aggiunsero le grandi dive americane che amavano i suoi abiti così glamour ma mai volgari: Greta Garbo, Ava Gardner e Rita Hayworth. Quest’ultima scelse un abito di Fath il giorno delle nozze con Alì Khan nel 1949 e sempre di Fath è il sinuoso abito di raso nero che indossa nella più famosa scena della sua carriera e della storia del cinema. Jacques Fath vestì anche Eva Peron, così la vediamo ritratta in uno dei rarissimi dipinti superstiti, accanto al generale Peron in un suntuoso abito da sera bianco, tuttora conservato nel museo del Bicentenario a Buenos Aires.

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Jacques Fath aveva una formazione da autodidatta, accresciuta andando per musei e studiando i libri di moda ma formò a sua volta alcuni grandi stilisti che furono suoi assistenti: Hubert de Givenchy, Guy Laroche e Valentino Garavani. Noto per vestire la giovane chic parisienne, aveva uno stile innovativo: creò abiti con tela di sacco e ricami con paillettes fatti di legno di noce e gusci di mandorle. Fu un grande sostenitore del velluto per gli abiti da sera. Fath era noto per le sue forme iperfemminili, a clessidra; per le sue scollature ampie, la vita stretta e le gonne ampie che facevano somigliare gli abiti a fiori capovolti. Taluni ritengono che abbia ispirato il New Look di Dior, in ogni caso Fath ha creato alcuni degli abiti più glamour della moda francese.

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Lavorava direttamente con il tessuto, drappeggiando i suoi modelli sull’indossatrice, impiegando tagli verticali, drappeggi asimmetrici e pannelli morbidi per dare il senso del movimento. Sulla silhouette dritta s’inserivano colli angolati, tasche oblique, bustier sagomati e ventagli di plissé sporgenti, dando uno stile unico ai suoi abiti.

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Fath era famoso anche per i suoi massacranti ritmi di lavoro, anche tredici ore al giorno per creare ottocento modelli l’anno. Tra cui anche modelli di moda pronta, realizzati in collaborazione con la casa di prèt-a-porter americana Harpert, che gli permise di raggiungere una clientela meno ricca. Ogni dettaglio, tanto creativo per abiti, accessori e profumi, quanto finanziario era nelle sue mani. Arrivava persino a rischiare in proprio impegnando i gioielli della moglie per creare le sue collezioni, ma non accettò mai di essere assoggettato a finanziatori e banche. Questa fu probabilmente la causa della chiusura della sua Maison, due anni dopo la sua morte. Nessuno seppe ereditare il suo gusto e stile così eclettico. Solo la linea di profumi è sopravvissuta sino a oggi.

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