CALLOT SORELLE DI MODA
Nel secondo volume di “Alla ricerca del tempo perduto“, Marcel Proust chiede alla sua amata, Albertine, “C’è una così grande differenza tra un abito Callot e uno di un qualsiasi altro negozio normale?” La risposta dell’arguta donna è lapidaria: “Perché, una differenza enorme, o mio piccolo uomo ! Già soltanto, Ahimè, quello che si ottiene per 300 franchi in un negozio normale vi costerà duemila lì, ma non ci può essere confronto; sembrano la stessa cosa solo alle persone che non ne sanno nulla al riguardo.”
Le Sorelle Callot oggigiorno non sono molto note ai più : non c’è alcuna monografia sul loro lavoro, e nessuna retrospettiva è stata a loro dedicata. La loro casa di moda apre nel 1895 al 24 di rue Taitbout a Parigi. A gestire la casa di moda sono quattro sorelle: Marie Callot Gerber, Marthe Callot Bertrand, Regina Callot Tennyson-Chantrell e Joséphine Callot Crimont. La sorella maggiore, Maria, ha appreso il mestiere dalla madre, una merlettaia, e gli inizi le vedono lavorare in modo innovativo con i pizzi e nastri arricchendo camicette e biancheria.
Il loro successo le porterà presto a realizzare interi guardaroba per le facoltose clienti e nel 1914 si trasferiscono in locali più ampi in viale Matignon. Marie, la sorella maggiore era la responsabile della creazione, avendo completato il suo apprendistato presso le più importanti case di moda parigine dell’epoca. Nel corso degli anni venti divennero una delle più importanti case di moda a Parigi, vestendo una clientela esclusiva proveniente da tutta Europa e dagli Stati Uniti. Madeleine Vionnet, una tra le più influenti e innovative designer del XX secolo, da loro aveva appreso l’arte della couture e ne diverrà première. “Senza l’esempio delle Sorelle Callot “, dirà la Vionnet, ” avrei continuato a fare Ford. E ‘grazie a loro che sono stata in grado di fare Rolls-Royce “.
Purtroppo pochi capi sono giunti a noi ma in questi è evidente l’originalità e lo stile della casa di moda, dall’inconfondibile tocco esotico. Gli abiti superstiti rivelano tutta la leggerezza e insieme la complessità dello stile delle Callot: la loro innoventiva e capacità artigianali, la loro profonda conoscenza dei materiali (inclusa la loro passione per pizzi e soprattutto il tessuto lamé, che sono tra le prime a usare), e il loro gusto per l’orientalismo. Le sorelle erano in sintonia con le mutate possibilità estetiche che l’epoca offriva alle donne. Sono tra le prime ad abbandonare l’uso del corsetto e a guardare oltre l’Occidente creando vestiti che permettono maggiore mobilità e fluidità di linea. Come altri artisti del tempo ritroviamo nelle loro creazioni notevoli riferimenti geografici. Gli abiti Callot, ora ricordando un sari ora un qipao o un djellaba, possono essere letti come una mappa delle mire coloniali francesi, con un esotico innesto di Giappone. Anche quando il loro stile passerà di moda e la Maison non sopravvivrà alle nuove tendenze e i Buyer americani li considereranno oramai fuori moda, le clienti continueranno a conservare e a indossare esclusivamente i loro “abiti semplici con meravigliosi ricami”, così come li definirà Elizabeth Hawes, designer americana e loro affezionatissima cliente.